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EQUIPAGGIAMENTO DEL
TRACE
Questa classe di
gladiatori deriva dai guerrieri della Tracia (attuale Bulgaria). Portavano
un elmo dalla calotta emisferica a
tesa larga sormontato da un alto cimiero (lophos),
curvato in avanti e ornato da una protome di grifone, con ai lati
della calotta due forellini per inserire le piume ornamentali;
l’apertura a grata si estendeva a occupare tutta la parte superiore
della visiera; alcuni avevano solo due aperture circolari munite di grate
in corrispondenza degli occhi. Oltre l’ elmo il Trace affidava la sua
protezione ad una manica
al braccio destro, che impugnava l’arma d’offesa; ad un piccolo scudo
rettangolare (parmula) e agli schinieri,
alte protezioni agli stinchi e ginocchia (cnemides). Inoltre
per proteggere le gambe usavano delle fasce di cuoio o di metallo.
L’ arma d’ offesa era, invece, la sica, una breve spada con la
lama ricurva, che consentiva di colpire più facilmente l’ avversario
nelle parti posteriori del corpo. Il Trace insieme all’ Oplomaco
costituiva l’ antagonista tipico del Mirmillone.
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EQUIPAGGIAMENTO
DELL’ OPLOMACO
L’ Oplomaco era molto simile al Trace, tanto da essere spesso confuso
con esso. Era armato pesantemente e gli elementi che lo distinguevano
erano: l’ elmo, imponente, munito di un orlo ribattuto e privo
del grifone sul lophos; l’ uso
di un piccolo scudo circolare (quello del Trace era invece
rettangolare); le armi da offesa, costituite dalla lancia o dal gladio.
Portava inoltre una manica al braccio armato ed una coppia di schinieri
(cnemides) a protezione delle
gambe e ginocchia. Questa classe di gladiatori, come quella dei Traci, era
l’ antagonista tipico del Mirmillone, anche se non mancano attestazioni
di combattimenti fra Traci e Oplomachi.
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EQUIPAGGIAMENTO
DEL MIRMILLONE
Si ritiene che il
Mirmillone, nome la cui etimologia deriva molto probabilmente dal greco myrmoros
(pesce), altro non sia che il vecchio Gallo
di epoca repubblicana, come testimonia esplicitamente Festo, un
lessicografo tardo imperiale, attingendo da fonti più antiche. Il
mutamento del nome dovette
affermarsi in età augustea, anche se già Cicerone menziona questa classe
di gladiatori col termine di mirmillones.
Il suo armamento consisteva in un elmo a tesa larga, dotato di
visiera con cresta angolare, su cui venivano spesso applicate piume o
crini di cavallo; un grande scudo rettangolare, simile a quello
utilizzato dai legionari (scutum)
ed una manica sul braccio destro armato. Portava uno schiniere (ocrea)
a protezione dello stinco nella parte in cui teneva lo scudo. Anche l’
arma d’ offesa, il gladio, spada corta di circa 40 centimetri,
ricorda l’ armamento della fanteria pesante delle legioni. La tipologia
di questo combattente fu associata alla murena, ossia a quel pesce che
vivendo al ridosso degli scogli, e quindi nascosto, all’ improvviso
attaccava le sue prede. Pertanto si può pensare che lo scudo gigante
rappresenti la difesa di una scogliera e che, al momento più propizio, il
Mirmillone sia pronto ad uscire dal suo riparo per scagliare colpi
mortali. Per questa caratteristica è facile pensare che il Mirmillone
veniva contrapposto spesso al Reziario, mentre molte testimonianze lo
vedono come classico avversario del Trace o dell’ Oplomaco.
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EQUIPAGGIAMENTO DEL REZIARIO
Questo tipo di gladiatore, ispirato al dio Tritone, fu introdotto nel
periodo imperiale. La sua armatura prevedeva: una placca metallica
(galerus) posta sulla spalla
sinistra a protezione della gola; una manica sul braccio sinistro;
una rete (iaculum) di
circa tre metri di diametro ed un tridente (tridens o fuscina). Era privo di elmo. Alcuni portavano delle frange
alle gambe come ornamento. L’ aspetto di questo gladiatore richiamava
esplicitamente quello di un pescatore e simile era anche la sua tecnica di
combattimento, basata sul lancio della rete con la quale doveva
imbrigliare il suo avversario, che tipicamente era il Secutor.
In caso di fallimento, il Reziario era costretto ad affidare le sue
speranze al tridente, contando sulla sua maggiore mobilità, derivante
dall’ assenza di ogni altra armatura pesante e dello scudo.
Questo tipo di gladiatore spesso affrontava i Secutores o i Mirmillones, entrambi
armati pesantemente, in giochi come il pons
(ponte), nel quale un solo Reziario, posto su una piattaforma
sopraelevata, doveva affrontare gli attacchi di due avversari
contemporaneamente.
APPROFONDIMENTO |
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EQUIPAGGIAMENTO DEL
SECUTOR
Il gladiatore Secutor (Insecutore) rappresenta un ‘ evoluzione del
Mirmillone in funzione del loro avversario tipico, il Reziario. Infatti i Secutores
armati di scudo grande rettangolare (scutum)
e gladio, come quelli dei Mirmilloni, si riconoscevano per l’ elmo
arrotondato ovoidale , con due fori per la visibilità e privo di
cimiero, concepito per non offrire alcun appiglio alla rete dell’
avversario. Portava una manica al braccio armato e uno schiniere (ocrea) sulla gamba dalla parte in cui teneva lo scudo, come il
Mirmillone. Scopo principale del Secutor
, dopo aver cercato di evitare la rete dell’ avversario, era quello
di pressare il Reziario, facendo affidamento sul proprio armamento più
pesante, che lo proteggeva quasi interamente dai colpi del tridente.
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ARMI D’ OFFESA
Le armi esposte nel museo sono ricostruzioni fedeli, in peso e dimensioni,
di quelle utilizzate dai gladiatori in allenamento e nei combattimenti.
Il rudis è un gladio in legno, usato in allenamento, per non
rischiare di ferirsi gravemente nell’ apprendimento dell’ ars
dimicandi (arte del combattere); o, meglio, secondo le ricostruzioni
sperimentali dei “gladiatori” della Scuola Gladiatori del Gruppo
Storico Romano, il rudis era utilizzato in fase di riscaldamento prima di
impiegare i gladi in ferro, per apprendere meglio le varie tecniche di
combattimento. Durante gli allenamenti venivano usate anche armi di peso
superiore a quelle con cui si combatteva; ciò per abituare il braccio ad
un peso maggiore e quindi rinforzarlo.
Il gladio era l’ arma tipica dei gladiatori, dalla quale gli
stessi presero il nome. La sica, invece, è stata introdotta dal
“Trace”, tipico guerriero della Tracia, che la adoperava in
combattimento. L’ abilità nell’ uso di quest’ arma ha fatto si che
al Trace fosse attribuita una categoria di gladiatori. Il pugio
(pugnale) era usato dal Reziario come seconda arma (la prima era il
tridente) e dal Dimachero, che combatteva con due pugi.
Il gladio, la sica ed il
pugio sono stati ricostruiti, come armi
lusorie, non affilati e non appuntiti, essendo impiegati dalla
Scuola Gladiatori.
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SCUDI
Altro elemento difensivo
era lo scudo che, come detto in precedenza, cambiava in base al gladiatore
che lo utilizzava.
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PROTEZIONI ALTE:
MANICHE e GALERI
La manica era formata da piastre articolate o scaglie metalliche, o,
talvolta, da una stretta fasciatura di stoffa e cuoio. Serviva a
proteggere il braccio dai colpi dell’ avversario e solitamente veniva
indossata sul braccio in cui il Gladiatore impugnava l’ arma d’
offesa, più esposta ai colpi, in quanto l’altro braccio era ben
protetto dallo scudo.
Dalla sperimentazione
della Scuola Gladiatori di Roma è stato evidenziato che i movimenti del
braccio protetto da una manica risultano leggermente limitati rispetto
all’utilizzo di un gladio con il braccio libero da protezione. Ciò sta
a significare che nella preparazione di ogni sorta di incontro, bisogna
aver cura prima di una buona difesa e di ottime protezioni, per studiare
successivamente un attacco efficace. Quindi, per quanto sia poco limitato
il movimento del braccio, averlo adeguatamente protetto ne fa guadagnare
una buona protezione ed attutire la forza dei colpi portati su di esso è
fondamentale.
Per il Reziario il discorso della manica è diverso rispetto agli altri
gladiatori. Molte testimonianze, tra cui i famosi mosaici di Gladiatori
esposti nella Galleria Borghese di Roma, riportano diversi Reziari che
indossano la manica al braccio sinistro.
Ciò farebbe presupporre che fossero mancini; invece la sperimentazione
dei gladiatori della Scuola Gladiatori Roma ha elaborato una tesi alquanto
attendibile, considerando che i Reziari combattevano con rete e tridente e
presumendo che essi, per la maggior parte, come da testimonianze
iconografiche, fossero destri. Pertanto questi gladiatori portavano la
manica di protezione sul braccio sinistro, ovvero su quello con cui
impugnavano l’arma di offesa, che era il tridente, che non incontrava
alcuna limitazione nei movimenti di affondo. La mano destra, invece, che
utilizzavano per far volteggiare la rete, doveva avere piena libertà di
movimento, cosa che non sarebbe avvenuta se fosse stata presente in quel
braccio la manica.
La manica di protezione del
Reziario era completata da un galero (galerus),
ovvero una placca metallica di forma rettangolare fissata alla spalla del
lato in cui il gladiatore utilizzava il tridente, parte più esposta ai
colpi dell’ avversario. Il galerus
si alzava al di sopra della spalla per circa 13 centimetri e serviva a
proteggere la gola e la testa, in quanto il Reziario combatteva privo di
elmo.
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ELMI
Dall’esperienza dei
Gladiatori “moderni” della Scuola Gladiatori del Gruppo Storico Romano
si è potuto stabilire quali fossero i fattori a sfavore e quelli a favore
per ogni Gladiatore rappresentato.
Combattere con un elmo non
era necessariamente un vantaggio, nonostante che la spessa consistenza di
ferro attutisse adeguatamente i colpi ricevuti alla testa.
I Gladiatori che indossavano un elmo pesante avevano, infatti, lo
svantaggio di avere un grosso peso e quindi di esercitare uno sforzo
maggiore con i muscoli del collo; inoltre, la visibilità era limitata in
quanto spesso gli elmi offrivano esclusivamente una
visione frontale e limitata ai lati. Alcuni elmi avevano un'unica
grata all’altezza degli occhi, altri addirittura dei piccoli fori; in più
c’era l’inconveniente più importante: gli elmi aderivano
perfettamente alla testa del gladiatore altrimenti si sarebbero mossi
durante il combattimento e quindi avrebbero creato un problema di visuale
maggiore.
L’aderenza al volto, però,
limitava la capacità respiratoria e quindi era interesse del gladiatore
cercare di finire l’incontro prima che la respirazione degenerasse (ecco
perché il Secutor che solitamente era contrapposto al Reziario, che non
utilizzava l’ elmo, doveva essere scattante e veloce nella corsa, per
cercare di colpirlo mortalmente nel minor tempo possibile, onde evitare
l’immancabile insufficienza respiratoria; al contrario, l’interesse
del reziario era quello di prolungare il combattimento ed essere
inseguito, quindi indebolire l’avversario e finirlo). Si pensa che
l’utilizzo di questi tipi di elmi, a causa dei colpi ricevuti
frontalmente, provocasse la rottura del setto nasale.
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PROTEZIONI BASSE:
SCHINIERI
Gli schinieri erano le protezioni del lato anteriore della gamba, fatti in
metallo o in cuoio. Quelli usati dai gladiatori risultano di due tipi: cnemides
e ocreae.
I cnemides erano molto alti e coprivano fin sopra il ginocchio.
Avevano una conformazione ad incavo all’ altezza del ginocchio, per
consentire un comodo alloggio nella rientranza e quindi dare libertà di
movimento in trazione. I Traci e gli Oplomachi li utilizzavano in entrambi
le gambe, in quanto, combattendo con un piccolo scudo, avevano la necessità
di proteggere le gambe stesse.
Le ocreae avevano una consistenza simile ai cnemides, ma a loro differenza erano più corte, offrivano il
ginocchio libero e presentavano un incavo in basso per il piede. Erano
usate dai Mirmilloni e dai Secutores, che, combattendo con scudi molto
grandi, non avevano necessità di proteggere le ginocchia.
Gli schinieri erano
fissati ai polpacci tramite corregge infilate in piccoli anelli posteriori. Sotto gli schinieri erano portate fasce di stoffa
o di cuoio, che avvolgevano le gambe.
L’ uso degli schinieri
garantiva una sicura protezione agli arti inferiori, ma, di contro, la
mobilità dei gladiatori risultava ridotta, in quanto il peso degli stessi
schinieri non consentiva spostamenti molto fluidi.
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GUANTI DI PROTEZIONE
La protezione della mano del gladiatore, che impugnava l’ arma d’
offesa (gladio, sica o altro) era costituita da un guanto, che poteva
essere: di cuoio, di fasce sovrapposte di cuoio o di cuoio con piastre
metalliche sopra applicate.
Queste protezioni sono
state riscontrate in diversi bassorilievi, ed in particolar modo nel Museo
della Civitella di Chieti.
Da uno studio attento
risulta che diversi gladiatori ricorrevano a delle protezioni che
avvolgevano completamente la mano che impugnava il gladio.
Nella Scuola Gladiatori Roma si è constatato più volte come
l’utilizzo di questi “guanti” fosse stato utile.
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PROTEZIONI DELLE
COSCE
Fasce protettive,
costituite da strisce di cuoio avvolte intorno alle cosce, erano
utilizzate talvolta dal Trace e dall’ Oplomaco.
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MASCHERA E MAZZA
DEL CARONTE
Il “caronte” era lo schiavo incaricato di accertarsi della morte del gladiatore
sconfitto, non graziato, dandogli il colpo finale, nel caso fosse ancora
in vita. Per questo utilizzava una mazza
ed aveva il volto coperto da una maschera,
rappresentante appunto Caronte (il nocchiero mitologico
che traghettava le anime dei morti dall’ una all’ altra riva
del fiume Acheronte, nel regno degli Inferi). Dopo aver assolto a questo
compito, portava via dall’ arena il cadavere, trascinandolo o su di un
carro o su una barella, attraverso la porta
libitinensis e lo deponeva nello spoliarium,
l’ obitorio dell’ anfiteatro, dove venivano tolti gli abiti e le
armature al gladiatore morto.
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